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  • Immagine del redattoreAndrea Costa

La Regione Emilia-Romagna prima in Italia a chiedere moratoria sui brevetti


Servono più dosi di vaccino, ad un prezzo più basso e distribuite in maniera equilibrata ovunque altrimenti il virus non lo fermeremo: per questo la proprietà dei brevetti va ridiscussa”, è questo il senso della risoluzione del consigliere reggiano Andrea Costa (Pd) approvata ieri dalla Regione Emilia-Romagna, prima in Italia a prendere posizione sul tema. La posizione è netta: “Si è arrivati in tempi rapidi a individuare diversi vaccini efficaci grazie alla condivisione dei dati sulla ricerca a livello mondiale, ci sono stati 100miliardi di dollari di contributi pubblici alle aziende farmaceutiche che hanno fatto ricerca: è assurdo, quindi, che il vaccino non venga considerato un bene comune da mettere a disposizione di tutti – spiega Costa -. Le aziende che detengono i brevetti non riescono a soddisfare la domanda, l’unica soluzione è consentire ad altre aziende di iniziare la produzione trasferendo loro le conoscenze necessarie”.

Costa ha aderito ad una campagna internazionale al pari di personalità come Romano Prodi, Mario Monti e Gino Strada per arrivare alla sospensione dei brevetti sui vaccini: “E’ una cosa già accaduta in passato: siamo in situazione d’emergenza, ci servono molte più dosi e devono essere distribuite ovunque perché solo se le campagne vaccinali vengono eseguite in tutto il mondo fermeremo il virus e le sue varianti che, come stiamo vedendo anche in queste settimane, rischiano di vanificare gli sforzi fatti anche in Italia”.

Ma per arrivare alla moratoria – proposta da India a Sudafrica – è necessario che nei consessi internazionali come il WTO almeno tre quarti dei Paesi aderenti siano a favore: “Ecco perché esiste una sorta di ‘piano B’: attivare l’istituto della ‘licenza obbligatoria’ – continua Costa -. Significa che uno Stato, in situazione d’emergenza, può obbligare il titolare di un brevetto a trasferire le sue conoscenze ad un soggetto terzo in cambio del pagamento di una sorta di ‘diritto d’autore’: in questo caso l’azienda farmaceutica proprietaria del vaccino guadagnerebbe di meno rispetto a quanto farebbe vendendo direttamente le dosi, ma vedrebbe comunque riconosciuta la proprietà intellettuale, e al contempo si potrebbe aumentare immediatamente la produzione di dosi. La licenza obbligatoria è già stata utilizzata per gli antiretrovirali per la cura contro l’Aids”.

Se si superasse l’ostacolo della esclusività dei brevetti, tra l’altro, il territorio emiliano-romagnolo potrebbe giocare un ruolo da protagonista nella produzione di dosi: “Il comparto biomedicale nella nostra regione è molto importante, già ora le nostre aziende sono coinvolte in alcune fasi del processo produttivo come ad esempio l’infialamento.

Avere più vaccini e averli ovunque, anche nei Paesi poveri, è l’unica strada possibile e eticamente giusta: se non si fermano le varianti ci saranno ancora molti decessi e un tracollo economico che il Fondo monetario internazionale calcola in 9,2 trilioni di dollari”.

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